Europa il pessimismo va nel cestino

L’Europa equity sta cercando lo scatto nel finale, dopo quasi un anno da buttare nel dimenticatoio. È vero che l’indice Msci della regione nel periodo da gennaio a settembre ha guadagnato (in euro) il 2,7%. Ma si tratta di una performance ottenuta faticosamente, in mezzo a picchi di forte volatilità ma, soprattutto, deludente se si considera l’ottimismo con cui la regione aveva iniziato l’anno, con l’impegno della BCE a fare quanto in suo potere per dare una mano alla regione. I buoni propositi e l’impegno dell’Eurotower si sono scontrati con alcuni elementi che hanno fatto traballare la fiducia degli investitori. Il primo è stato la Grecia, che è andata a un passo dal default e si è salvata solo dopo una dura trattativa fra le istituzioni europee e il governo guidato da Alexis Tsipras. Poi è arrivata la spallata della Cina. La decisione della Banca centrale del Paese asiatico di svalutare la divisa locale ha riportato improvvisamente gli operatori a fare i conti con la possibilità (a lungo paventata e poi finita del dimenticatoio) di una forte frenata (il cosiddetto hard landing) dell’economia cinese. Un’eventualità indicata da alcuni dati congiunturali deludenti pubblicati da Pechino. Per non farsi mancare niente, i mercati hanno dovuto fare i conti anche con lo scandalo delle emissioni diesel di Volkswagen che ha reso un pessimo servizio ai listini e, soprattutto, alla credibilità della Germania come vero motore dell’intera regione. 

 

Msci Europe NR Eur 9 mesi 

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Fonte: Morningstar. Il grafico Msci Eur è costruito sull’ipotesi di un investimento iniziale di 10mila euro effettuato a gennaio 2015 fino a fine settembre.

 

Un' Europa confusa

Nel frattempo la situazione domestica del Vecchio Continente ha continuato a confondere. Per restare ai periodi più recenti, il Pmi manifatturiero, ad esempio, è salito in luglio da 54,1 a 55,3, che rappresentava il livello più alto dall’aprile 2011. Il progresso è stato sostenuto dall’andamento degli ordinativi (sia esteri, sia domestici) e dalla crescita più diffusa della produzione (57,8 da 55,6). L’indice relativo all’occupazione è arretrato rispetto a giugno ma, arrivando a 54, ha segnalato che la tendenza all’aumento proseguiva. A giugno intanto, secondo gli ultimi dati Eurostat, la produzione industriale nell’Eurozona è scesa dello 0,4% rispetto a maggio. Nell’Europa a 28, invece, il calo congiunturale è stato dello 0,2%. A livello tendenziale l’indice dell’Eurozona è salito dell’1,2%, quello dell’Europa a 28 dell’1,7%. A maggio la produzione industriale era scesa dello 0,2% e dello 0,1%, rispettivamente nell’area euro e nell’Europa a 28. Le grandi istituzioni internazionali, intanto, non sono riuscite a nascondere un po’ di preoccupazione per la situazione della regione. “Senza una significativa accelerazione della crescita, alla Spagna ci vorranno quasi dieci anni e a Italia e Portogallo quasi venti per ridurre il tasso di disoccupazione a livelli pre-crisi”, ha spiegato il Fondo monetario internazionale in uno studio dedicato all’Eurozona e in cui si leggeva che “una disoccupazione alta probabilmente continuerà per un po’”.  Per l’Italia in particolare, si stimava che il “tasso naturale di disoccupazione (definito come il tasso di disoccupazione a inflazione stabile, ndr) resterà più alto di quello visto durante la crisi”. In Francia, invece, sarà (nel medio termine) a livelli pari a quelli della crisi, mentre in Spagna “scenderà in modo significativo rispetto a livelli senza precedenti, ma rimarrà sopra il 15% nel medio termine”.  

Va detto che i gestori non si sono lasciati travolgere dal clima di diffuso pessimismo. L’ultimo sondaggio Morningstar fra i gestori di 19 case di gestione e intermediazione operanti in Italia dice che a ottobre, è risalita la fiducia sulle piazze finanziarie europee, con l’indice MIISI (Morningstar Italy Investment Sentiment Index, un indice elaborato dal team locale di analisti di Morningstar.) che è passato da 64,61 punti di settembre a 68,68. Il Vecchio continente è l’area preferita dai money manager azionari, che si sono lasciati definitivamente alle spalle la crisi greca e guardano positivamente al proseguimento del Quantitative easing (politica monetaria ultra-espansiva) da parte della BCE, alla debolezza della divisa comunitaria, alla ripresa del credito e alla minore austerità fiscale. Le previsioni sull’Italia sono simili al resto d’Europa: l’indice MIISI è salito da 65,79 a 71,05 punti. Gli investitori apprezzano il miglioramento del quadro macro, anche se non c’è ancora accordo sui tassi di crescita futuri. 

Cambio di ritmo

A guardare i numeri delle elaborazioni Morningstar sulle categorie settoriali, i segmenti azionari che hanno tirato da inizio anno, fra settembre e ottobre hanno iniziato a perdere colpi a favore di chi, fino a qualche tempo fa, faticava. L’esempio più eclatante di questo nuovo corso è dato dalla salute e dal biotech: tipicamente sono considerati due aree difensive, che fanno bene quando il resto del mercato stenta. E, così, si sono comportati da inizio anno con un +8,3% per il primo e un 6,7% per il secondo. Ritmi che sono radicalmente cambiati da metà settembre, con la salute che ha lasciato sul terreno quasi il 5% e le biotecnologie che si sono perse per strada più del 12%. Certo, sui due settori hanno pesato le prese di profitto dopo settimane passate di corsa e il periodo di calma piatta sul fronte delle fusioni e acquisizioni (che è seguita a una fase incandescente). I dati, tuttavia, vanno letti insieme a quelli dei segmenti che sembrano essersi risvegliati. Anche qui due esempi per tutti: i metalli preziosi con il loro +17,5% in 30 giorni contro il -1,8% da inizio anno e gli energetici che, nei due periodi di riferimento, hanno fatto segnare +8,1% e -7,2%.  In ripresa anche le utility dopo mesi passati nel limbo.

Secondo i gestori, in Europa, finanziari e salute hanno beneficiato di un contesto sostenuto dagli interventi della BCE. Durante il turbolento periodo estivo i difensivi si sono comportati meglio degli altri in termini relativi. Nel più lungo periodo l’energia, il segmento meno amato dagli investitori, potrebbe suscitare l’interesse di chi è disposto a sopportare la volatilità. Bisogna poi considerare che, in una situazione in cui la Cina mostra qualche problema e gli operatori sono confusi riguardo alla tempistica di un rialzo dei tassi USA, la situazione globale sembra stimolare e giustificare un po’ di appetito per il rischio. “Mentre Pechino continua a deludere dal punto di vista congiunturale, altre regioni stanno mostrando dati rassicuranti”, spiega Robert Johnson, responsabile dell’analisi economica di Morningstar. “L’Europa cresce, nonostante un dato manifatturiero leggermente deludente. Gli USA, intanto, continuano a fare la locomotiva: la maggior parte delle società hanno comunicato risultati trimestrali in miglioramento e la regione è l’unica che non ha dato segni di deterioramento fra agosto e settembre”. 

 

Andamento dei segmenti azionari Morningstar.

1 Mese

Settori azionari

Rendimento %

Deviazione standard

Metalli preziosi

11,90

36,63

Energia

6,02

34,00

Risorse naturaly

5,54

33,99

Infrastrutture

4,43

18,32

Energia alternativa

4,37

26,96

Beni di consumo

4,26

23,50

Utility

4,23

20,11

Acqua

3,91

21,09

Hitech

3,67

19,84

Servizi finanziari

3,10

22,57

Ecologia

2,56

20,24

Materiali di base

2,44

27,20

Private Equity

1,15

16,76

Agricolture

-1,07

23,40

TLC

-1,36

25,26

Salute

-3,89

21,83

Biotech

-9,14

37,95

Rendimenti in euro al lordo dell'imposta sul capital gain.
Fonte: Morningstar Direct

 

A 1 anno

Settori azionari

Rendimento %

Deviazione standard

Biotech

25,34

26,14

Salute

19,22

18,84

Hitech

17,34

18,30

Private Equity

15,94

13,91

Beni di consumo

15,57

18,78

TLC

13,50

18,52

Servizi finanziari

12,32

18,17

Acqua

11,22

17,88

Ecologia

10,32

16,94

Infrastrutture

7,91

15,82

Utility

6,48

18,38

Materiali di base

6,42

19,45

Agricolture

2,34

18,21

Energia alternativa

2,08

21,31

Metalli preziosi

-9,53

31,47

Risorse naturaly

-18,46

22,34

Energia

-19,77

24,35

Rendimenti in euro al lordo dell'imposta sul capital gain
Fonte: Morningstar Direct

 

YTD

 

Settori azionari

Rendimento %

Deviazione standard

Salute

8,51

19,58

Private Equity

8,49

14,63

Biotech

7,52

27,14

Hitech

7,36

19,28

TLC

7,02

19,14

Beni di consumo

6,83

19,87

Ecologia

4,93

17,52

Servizi finanziari

4,92

18,75

Acqua

3,71

18,41

Infrastrutture

2,68

16,62

Energia alternativa

2,62

21,53

Materiali di base

0,70

20,21

Utility

-0,37

18,61

Agricolture

-3,49

18,92

Metalli preziosi

-3,93

29,32

Energia

-7,19

23,15

Risorse naturaly

-12,02

22,34

Rendimenti in euro al lordo dell'imposta sul capital gain
Fonte: Morningstar Direct

 

A 3 anni

 

Settori azionari

Rendimento %

Deviazione standard

Biotech

30,65

20,75

Salute

22,49

13,55

Hitech

16,33

13,54

Servizi finanziari

14,83

13,72

Private Equity

14,12

9,55

Acqua

13,33

13,22

Beni di consumo

12,95

13,46

Ecologia

12,73

12,53

TLC

12,70

13,57

Energia alternativa

11,10

15,94

Infrastrutture

9,39

11,63

Utility

8,59

12,99

Materiali di base

6,91

14,28

Agricolture

3,99

12,82

Energia

-4,15

16,20

Risorse naturaly

-10,74

16,15

Metalli preziosi

-24,30

26,68

Rendimenti in euro al lordo dell'imposta sul capital gain
Fonte: Morningstar Direct