Europa, è tempo di investimenti responsabili

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foto: autor Tax Credit, Flickr, creative commons

Nel  biennio 2011-2013, il settore degli investimenti sostenibili e responsabili ha registrato tassi di crescita ben superiori rispetto al mercato del risparmio gestito tradizionale. È quanto emerge da un recente studio di Eurosif (il forum europeo per gli investimenti sostenibili e responsabili) presentato a Bruxell. Lo studio esamina le strategie di SRI, le tendenze in Europa e in particolar modo prende in esame 13 Paesi europei, Italia compresa. Le cifre evidenziando come gli investimenti tematici sono cresciuti del 22,6%, l’impact investing del 132%, mentre il tradizionale mercato europeo degli investimenti ha riportato una crescita media del +21,7%.

I fattori di natura non finanziaria vengono considerati con sempre maggior frequenza ed, in generale, l’impiego di strategie che mirano all'integrazione delle tematiche ESG nei processi di investimento è cresciuto del 65% nel biennio 2011-2013. La tendenza europea viene confermata anche nel mercato italiano, dove un’indagine effettuata nel 2013 dal Forum per la finanza sostenibile in collaborazione con Doxametric, rivela che il 45% degli investitori privati italiani è interessato nelle SRI e prenderebbe in considerazione tali prodotti.
Il quadro normativo italiano in tema di SRI si è ben sviluppato all’interno del contesto europeo; dal 2012 il principio di trasparenza è stato di fatto inserito all’interno nello 'Statement of Investment Products', permettendo alle politiche etiche sociali e ambientali di integrarsi nella strategia di investimento dei fondi pensione.

Analizzando maggiormente nel dettaglio il settore, a livello europeo, la strategia di exclusion risulta la più adottata dagli investitori e dai gestori, registrando una crescita del 91%  tra il 2011 e il 2013 e impegnando approssimativamente il 41% delle masse gestite in Europa, circa 6,9 miliardi. Secondo quanto riportato nell’analisi dell’Eurosif, la parte più consistente delle esclusioni del mercato Europeo degli investimenti sono legate a bombe a grappolo e le mine anti-uomo che rappresentano circa il 31% del totale. La strategia di impact investing con un 132% di crescita nel biennio 2011-2013 è la strategia che ha registrato il più alto tasso di crescita, con un valore stimato di 20 miliardi; si stima che la microfinanza rappresenti il 50% degli attivi europei dedicati all’impact investing. Olanda e Svizzera costituiscono circa i due terzi degli asset europei, seguiti da Italia, Regno Unito e Germania. Questa crescita è stata sostenuta soprattutto con l'arrivo di nuovi investitori istituzionali sul mercato. Ciò potrebbe pertanto indicare, da un lato, che l’impact investing ha compiuto progressi significativi, e dall’altra parte, che alcune delle barriere all'ingresso, come la mancanza di opportunità di investimento, strumenti o percezione del rischio, hanno iniziato ad attenuarsi.

In Italia, nel biennio 2011-2013, l’adozione di strategie SRI è aumentata notevolmente, con una crescita esponenziale soprattutto delle strategie di  engagement and voting che hanno registrato un incremento del 71%, soprattutto tra i fondi pensione. In accordo con i dati europei, anche in Italia la strategia maggiormente adottata è quella relativa alle esclusioni, seguita dalle strategie norms-based. In questo caso il  ruolo principale è svolto da compagnie di assicurazione e dalle società di gestione del risparmio: gruppo Generali, Pioneer Investment e Cattolica Assicurazioni rappresentano più del 90% del valore degli assets in gestione.

In Europa il 96,6% degli investitori in SRI è rappresentato da investitori istituzionali, in crescita rispetto alla quota percentuale del 94,1% del 2011; i Paesi in cui tale quota raggiunge i livelli più elevati sono Olanda, Italia e Norvegia mentre quelli con la percentuale più bassa sono Francia, Svizzera e Francia. In relazione all’asset allocation, il 50% del totale degli investimenti è rappresentato da azioni, in forte aumento rispetto al 33% del 2011; al contrario, la quota di obbligazioni è scesa al 51% dal 53% del 2011. L’investimento in quote monetarie è caduto dal 6,9% del 2011 all’1% nel 2013. Il mercato italiano è invece caratterizzato da un 44% di investimento in azioni, seguito da un 32% in obbligazioni sovranazionali, da un 16% in corporate bonds  e una quota monetaria del 7%.

Sebbene in Italia la diffusione di fondi etici sia ancora piuttosto modesta, rappresentando solo il 2% del totale, le previsioni indicano trend di crescita positivi del settore, soprattutto da parte di fondi pensione e compagnie di assicurazione; segnali positivi anche per il settore della banca privata, dove l’incremento della domanda di prodotti finanziari sostenibili influenzerà l’offerta. Importanti risultati sono già stati raggiunti a metà del 2014; in un comunicato stampa del passato luglio, Etica SGR, l'unica società di gestione del risparmio italiana che istituisce esclusivamente fondi comuni di investimento socialmente responsabili, comunicava di aver  raggiunto e superato, nel primo semestre del 2014, il miliardo di euro di patrimonio in gestione per i fondi Valori Responsabili.