Emergenti, l'ancora di salvezza dell'anno

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foto: autor Avyfain, Flickr, creative commons

Se quest’anno, nei mercati sviluppati, la ricerca di rendimento sembra essersi ridotta ad un lumicino, il 2016 è stato senz’altro segnato dalla corsa dei mercati emergenti. Secondo l’ultimo Morngistar Asset Flow Report, ad esempio la raccolta netta degli azionari emergenti sfiora i 10 miliardi da gennaio, e ad agosto la categoria è stata la migliore in assoluto (+3 miliardi). Gli investitori, che nel 2015 era fuggiti da queste aree, sono tornati sulla scia dei rendimenti che, nei tre mesi estivi, sono stati del 12% (indice Morningstar EM in euro). Nello stesso periodo, l’indice Morningstar Europe ha perso lo 0,3% (in euro).

Ma non è solo una questione di titoli quotati. Anche le obbligazioni delle aree in via di sviluppo, sia in valuta locale sia in dollari, hanno buone performance. “I mercati emergenti stanno andando bene”, conferma Davide Di Chio, market specialist di Anima SGR. “Nel 2016 tutti gli asset legati agli emergenti crescono, dalle valute alle obbligazioni, che fanno performance a doppia cifra, agli indici azionari che segnano cifre superiori al 10%. Ma è anche vero che questa crescita segue un 2015 in cui gli emergenti invece erano andati particolarmente male”.

Per l’esperto i motivi sono essenzialmente tre: la politica monetaria americana e la gradualità della Fed che porta alla stabilità del dollaro e quindi delle valute emergenti; una Cina che sta tenendo in termini di crescita, anche se a livelli inferiori a quelli storici - “non si sta avvicinando lo scenario di atterraggio brusco come si temeva all’inizio dell’anno”- e una stabilità degli indici delle materie prime e del prezzo del petrolio, che ha ritoccato quota 50 dollari al barile (cosa che non accadeva dallo scorso mese di giugno), grazie al calo delle scorte Usa e all’avvicinamento della Russia all’Opec per partecipare al taglio della produzione.

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Fonte: Anima SGR

Insomma “queste asset class, rischiose fino all’anno scorso, sono diventate fondamentali per costruire un portafoglio diversificato, che possa offrire quegli stessi rendimenti che ci davano i buoni vecchi BTP”, incalza Davide Gatti, direttore vendite della società di gestione milanese. “Oggi, ad esempio, nessuno penserebbe che Paesi come la Lituania o la Corea del Sud abbiamo dei rating migliori dell’Italia”. È necessario però che all’interno delle frontiere emergenti ci si  muovi sempre con estrema cautela, avendo una conoscenza specifica di ciascun Paese o società. “Evitiamo gli approcci fai da te”, consiglia Gatti agli investitori.

A riguardo perfino il team di Anima, per la creazioni di portafoglio diversificati sui mercati emergenti, si è affidata infatti a BlueBay AM, gestore internazionale di comprovata esperienza che utilizza attivamente un ampio spettro di strumenti finanziari per l’efficiente gestione di portafoglio e dei rischi connessi ad investimenti in mercati specialistici come quelli del reddito fisso e dei Paesi emergenti.