Ecco come le SGR calcolano i bonus destinati ai loro gestori

piattosoldi
Dimitris Kalogeropoylos, Flickr, Creative Commons

Le modalità che gli asset manager seguono per calcolare i bonus da destinare ai loro gestori generano spesso controversie. Quali sono i fattori in base ai quali vengono stabiliti i criteri salariali? È una domanda che ammette più risposte. Un aiuto a tal proposito arriva da studio condotto da Morningstar che fa luce su come i grandi asset manager statunitensi retribuiscono i loro gestori. Si tratta in realtà di un lavoro di approfondimento effettuato su uno studio realizzato dalla società di analisi un anno fa e che adesso prende in considerazione un numero maggiore di entità, e permette di osservare quali retribuiscono i loro gestori in base al rendimento corretto per il rischio e quali si attengono esclusivamente ai dati di rendimento, così come quali sono le società che menzionano la gestione del rischio tra le componenti considerate al momento di corrispondere gli incentivi.

Il primo dato interessante che emerge è che solo quattro entità - Lazard, Oakmark, T. Rowe Price e American Funds (Capital Group) – retribuiscono i loro gestori prendendo in considerazione i risultati generati nel lungo periodo (dieci anni per le prime tre, otto per l’ultima), il che non vuol dire che non guardino anche ai risultati raggiunti dalle strategie a uno, tre e cinque anni. Tuttavia, sono le uniche società tra quelle analizzate da Morningstar che valutano orizzonti temporali così lunghi per determinare i pagamenti. Delle società di gestione citate, tre - Lazard, Oakmark e American Funds – si soffermano solo sul total return ottenuto dai gestori (in Capital Group è graduale e si dà più peso alle tranches lunghe), mentre solo T. Rowe Price guarda anche al rendimento corretto per il rischio.

“Avrebbe più senso stabilire criteri in funzione del rendimento aggiustato al rischio. Non è la stessa cosa generare un rendimento 'x' assumendo più o meno volatilità”, sostiene Maria Folqué, direttrice del team di Analisi di Funds People. Volatilità maggiori fanno sì che gli investitori entrino e salgano dai prodotti, un market timing che alla fine compromette in rendimento che ottengono. È un fenomeno dimostrato e molto diffuso sia negli Stati Uniti che in Europa. L’investitore tende a mantenere più tempo quei fondi che assumono meno volatilità rispetto a quelli che comportano più rischi. Quando si producono episodi di volatilità, la probabilità che il partecipante si spaventi e venda è maggiore. Nel farlo, gli investitori distruggono valore. In Morningstar calcolano che, in media, la differenza tra il rendimento del fondo e quello che in realtà ottiene il sottoscrittore europeo è di 34 punti base.

Nonostante le entità siano perfettamente consapevoli di questo, il rischio continua a occupare un posto secondario nel processo di retribuzione. Delle 30 entità analizzate, 19 non citano minimamente la sua gestione e molte delle 11 che lo fanno in realtà non calcolano i bonus in funzione del rendimento aggiustato al rischio ma si soffermano solo sui ritorni assoluti. Oltre a T. Rowe Price, solo TIAA CREF, AllianceBernstein ed Eaton Vance stabiliscono i bonus tenendo conto di entrambi i fattori. TIAA ed Eaton Vance sono le uniche società, insieme a Fidelity Investments, che ignorano completamente i rendimenti ottenuti dai gestori a un anno. Eaton Vance li calcola in base ai risultati a tre anni, così come Putnam. TIAA e Fidelity, invece, realizzano un calcolo equi ponderato dei risultati a tre e cinque anni per stabilire l’importo dei bonus. La cosa più comune è che le entità definiscano gli incentivi da destinare ai loro professionisti tenendo conto di limiti temporali che vanno da uno a cinque anni.

La maggior parte delle società calcolano i bonus mediante un calcolo equi ponderato in funzione dei rendimenti a uno, tre e cinque anni, anche se alcune di esse effettuano il calcolo in modo graduale, dando più importanza ai risultati nel lungo periodo che a quelli nel breve periodo. Ma c’è anche il caso contrario. Società come PIMCO determinano i bonus valutando i risultati ottenuti dai gestori a uno, due e tre anni. Ma da Morningstar fanno sapere di non condividere questa filosofia. “Focalizzare la remunerazione esclusivamente su periodi brevi spinge il gestore ad assumere rischi talvolta indesiderati dagli investitori. I sottoscrittori di fondi attivi devono investire con un orizzonte temporale di lungo termine per trarre beneficio dai vantaggi della gestione attiva, di conseguenza le società di gestione dovrebbero retribuire i loro professionisti basandosi sui risultati ottenuti nel lungo periodo. La verità, però, è che poche lo fanno”, afferma Fernando Luque, senior financial editor di Morningstar Spain. 

Ecco come le 30 principali società di gestione americane calcolano i bonus dei loro gestori (qui è possibile conoscere i criteri rispettati da Morningstar per l’elaborazione del ranking).

Società di gestione

Periodi considerati per stabilire i bonus

Orizzonte temporale medio
(in anni)

Peso conferito a ogni periodo

Total return
o
risk-adjusted return?

Gestione
del rischio?

1

2

3

4

5

6

7

8

9

10

Lazard

*

 

*

 

*

       

*

4,75

Equo

Total

No

Oakmark

*

 

*

 

*

       

*

4,75

Equo

Total

No

T. Rowe Price

*

 

*

 

*

       

*

4,75

Equo

Entrambi

No

American Funds

*

 

*

 

*

   

*

   

+4,25

Graduale

Total

No

Fidelity Investments

   

*

 

*

         

4

Equo

Total

No

TIAA-CREF Equity

   

*

 

*

         

4

Equo

Entrambi

AllianceBernstein

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Entrambi

Columbia Threadneedle

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

No

Delaware Investments

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

No

Harrford

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

No

J.P.Morgan AM

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

MFS IM

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

No

Oppenheimer

*

 

*

 

*

         

+3

Graduale

Total

American Century

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

BlackRock

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

Eaton Vance

   

*

             

3

Equo

Entrambi

Federated

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Franklin Templeton

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

Goldman Sachs AM

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

Invesco

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

Janus Capital

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Legg Mason

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Lord Abbett

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

Neuberger Berman

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Nuveen

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Putnam

   

*

             

3

Equo

Entrambi

No

TIAA Bond

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Entrambi

Voya

*

 

*

 

*

         

3

Equo

Total

No

Pioneer Investments

*

   

*

           

+2,5

Graduale

Total

No

PIMCO

*

*

*

             

2

Equo

Total

Waddell & Reed

*

 

*

             

2

Equo

Total

No

Fonte: Morningstar.