È una brutta annata per il risparmio gestito?

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Hernan Piñera, Flickr, Creative Commons

Anche se il sentimento dell’industria è che il 2016 si sta dimostrando un anno fiacco per il business, la verità è che a livello globale il denaro continua a confluire con una certa forza nel settore. Se prendiamo come riferimento i dati pubblicati dall’European Fund and Asset Management Association (EFAMA) fino a giugno, si osserva che il patrimonio dei fondi di investimento è aumentato un 4% nel secondo trimestre di quest’anno fino a raggiungere i 38,1 bilioni di euro (volume che include i fondi di fondi, gli ETF e i fondi istituzionali). Ciò vuol dire che il settore si è ripreso nel secondo trimestre dell’anno dal brutto colpo incassato nel primo.  Fondi monetari a parte, la raccolta netta registrata dall’industria nel primo semestre dell’anno ha superato i 400 miliardi di euro. È un terzo di quanto registrato tra gennaio e giugno del 2015 ma restano comunque dati positivi. L’industria ha davanti a sé importanti sfide ma almeno può affrontarle in uno scenario di entrate (grafico 1, fonte: EFAMA).

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Un altro dato importante da tenere in considerazione è che l’Europa continua a essere un mercato di crescita per l’industria. Solo nel secondo trimestre, le vendite nette registrate hanno raggiunto i 114 miliardi di euro. Questo fa del Vecchio continente la regione con i volumi di raccolta del settore più elevati. Non è una tendenza recente visto che si apprezza già da qualche anno (grafico 2, fonte: EFAMA).

Anche gli emergenti, sebbene più irregolari, si dimostrano mercati con flussi in entrata. Quello degli USA resta indiscutibilmente il mercato di fondi più grande del mondo, con dimensioni che rappresentano il 47% del volume di asset a livello globale, anche se la crescita dell’industria ha subito una frenata nel secondo trimestre a causa delle uscite nette dai fondi azionari e prodotti del mercato monetario. Questo fa sorgere un’altra questione e cioè verso quale categoria di prodotti si stia orientando il denaro.

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In questo senso, i fondi azionari – che rappresentano il 39% del volume totale dell’industria – hanno registrato tra aprile e giugno uscite nette pari a 17 miliardi di euro, rispetto ai 50 miliardi del primo trimestre. In questo caso la tendenza è decrescente. I prodotti obbligazionari, invece, che costituiscono il 22% degli asset totali, mostrano uno sviluppo crescente. Nel primo trimestre dell’anno hanno registrato 72 miliardi e nel secondo praticamente il doppio (130 miliaridi). La stessa tendenza si osserva nei prodotti misti, che tra gennaio e giugno hanno registrato entrate nette di 93 miliardi di euro (35 nel primo trimestre e 58 nel secondo). I monetari, dal canto loro, che costituiscono il 12% degli asset, deludono ancora quest’anno, durante il quale hanno sperimentato uscite nette per quasi 50 miliardi di euro.