È tempo di essere alternativi

Daniele_Scognamiglio
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"La gestione? Basta con la tradizione. È tempo di essere alternativi". Potrebbe riassumersi così la chiacchierata con Daniele Scognamiglio, nominato lo scorso settembre chief investiment officer di JCI Capital Limited, società indipendente di diritto inglese che offre servizi di asset management, capital markets e advisory a clienti istituzionali. Nel suo nuovo ruolo, Scognamiglio presiede la divisione asset management cui fanno capo i desk di portfolio management, fixed Income&equity e operations. "In Italia ci si deve rendere conto che il tipo di gestione deve cambiare" riflette il manager di base a Londra, dagli uffici di Milano. Scognamiglio spiega di puntare, oltre che sul mercato inglese e olandese, anche sull’Italia “che è tornata nel mirino dei grandi investitori”.

D'altronde la storia di JCI Capital è per metà italiana: la società nasce nel 2013 dalla fusione di una SIM italiana presente sul mercato dal 2002 e da una SGR di diritto inglese. Ad oggi il suo fiore all'occhiello è il suo team di ricerca internazionale: circa trenta professionisti tra Milano e Londra, con parecchi anni di esperienza alle spalle, che ogni giorno analizzano e comparano i sottostanti più promettenti del mercato in tutto le sue asset class, con assoluta indipendenza. "È il lato positivo di essere una piccola boutique. In generale più l'asset management è grande più è difficile fare un buon rendimento. La boutique invece è specializzata. Noi miriamo ad una gestione quantitativa, che dà rendimenti decenti con bassa volatilità e trasparenza. Come ad esempio con gli ETF smart beta. Il mercato è in ebollizione, bisogna stare attenti al contesto", dice il gestore.

Scognamiglio che è stato tra i portfolio manager del fondo Talentum Europe Long/Short, poi divenuto GAM Talentum Europe Long/Short, anticipa a Funds People che JCI Capital lancerà a breve due nuovi fondi: uno, a fine dicembre, che coprirà la richiesta delle banche di gestire la liquidità, esteso alla parte equity, l'altro, a inizio 2016, un stock selection globale long/short di lungo periodo. L'obiettivo resta quello di servire i patrimoni della clientela, per lo più composta da investitori istituzionali e corporate mid-cap. E di farlo con strategie alternative che possano essere inserite in portafoglio. "In questo momento i gestori quantitativi sono quelli più ricercati.  - spiega Scognamiglio -. Ci troviamo di fronte al problema di generare rendimento. Molte società non riescono a rispettare le promesse perché i portafogli obbligazionari non possono generare reddito. È per questo che noi optiamo per gestione alternativa, che guardi a diverse asset class - commodities, hedge funds, equity. ll gestore deve prendersi il rischio se vuole portare a casa il rendimento. L'approccio risk parity combinato con un asset allocation attiva consente di aumentare i rendimenti, riducendo al contempo i rischi". 

Tornando al mercato italiano Scognamiglio ribadisce: "è molto ingessato, magari le masse gestite sono aumentate, ma resta rigido, costruito su logiche vecchie. La prudenza e l'indipendenza sono i nostri cavalli di battaglia. Cerchiamo di proporre cose originali e innovative.  Ma se le cose non cambiano, anche l'Italia si deve rendere conto che il tipo di gestione tradizionale non va più bene. E che far entrare nella normalità un approccio di risk parity è essenziale".