Gestione passiva 2.0. Come impatterà MiFID II sugli ETP? (parte II)

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MiFID II, che entrerà in vigore a gennaio 2018, dovrebbe contribuire a migliorare la liquidità del mercato e l'informazione circa l'effettivo grado di liquidità degli strumenti finanziari, compresi gli ETF. La maggiore trasparenza imposta al settore finanziario dalla normativa in molti Paesi sviluppati, in particolare per quanto riguarda i costi, dovrebbe favorire maggiormente gli ETP e i fondi indicizzati rispetto alle soluzioni più costose. Grazie ad un ambiente normativo più favorevole, l'innovazione di prodotto e la crescente popolarità dei robo-advisor porteranno ad un maggiore utilizzo degli strumenti a basso costo.

Se nella prima parte della tavola rotonda coi responsabili dei principali ETF provider Italia Funds People si era concentrata sulle novità e sull'evoluzione della gestione passiva, nella seconda parte ha invece discusso  proprio dell'impatto che avrà la normativa europea sull'industria degli ETP. Con l’avvento della MiFID II assisteremo infatti ad un passaggio epocale: l’ETF entrerà nei portafoglio dei clienti privati grazie ai distributori. Per Simone Rosti, responsabile UBS ETF per il Sud Europa, “tutti i distributori saranno costretti a fare disclosure dei costi in maniera molto chiara al cliente. Questo porterà gli ETF a crescere nei portafogli dei clienti privati tramite i distributori. Si accelererà lo sviluppo di strumenti per investitori privati interamente investiti in ETF”.

“La MiFID avrà un impatto positivo in termini di raccolta, la trasparenza è già una delle principali caratteristiche degli ETF e c’è una forte competitività sui costi”, dice Giancarlo Sandrin, head of asset management clients di iShares Italia, “sarà un percorso non immediato, le retrocessioni anche dal 2018 continueranno ad esserci. Il fattore trasparenza dei costi inciderà dal momento che la nuova normativa imporrà un’indicazione effettiva in termini monetari del costo e pertanto si cercherà efficienza tramite l’utilizzo di ETF”. Con riferimento alle retrocessioni, Vincenzo Sagone, responsabile ETF & Indexing Business Unit di Amundi SGR, precisa che “MiFID II richiederà che le retrocessioni siano giustificate da un servizio di advisory dedicato e trasparente: è tale trasparenza che permetterà agli investitori finali di accedere alle informazioni sui costi di differenti fondi e compararli”. Il sistema di advisory sta crescendo, è un segmento che tendenzialmente predilige l’utilizzo di ETF rispetto ai fondi attivi.

Un altro aspetto che occorre considerare è il recepimento della normativa per i piani di risparmio europei individuali (PIR). I PIR consentono ai singoli investitori di costruire un piano di investimento coerente con i propri obiettivi di reddito o crescita del capitale e prevedono la tassazione non nella fase di accumulo ma nella fase di realizzazione dell’investimento. A questo proposito, Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs Italia, si dice favorevole “all’abbinamento dei piani di risparmio e ETF, così come che avviene negli Stati Uniti. I PIR rappresentano un’altra opportunità per gli investitori italiani. Questo è uno dei fattori che, dal punto di vista regolamentare, potrebbe spingere a un maggiore utilizzo degli ETF”.

Il maggior livello di trasparenza richiesto dalla MiFID nelle attività di trading sugli ETF e nella sottostante liquidità, aumenterà la fiducia degli investitori e quindi di conseguenza il loro interesse verso questi prodotti. Per Marcello Chelli, referente per i Lyxor ETF in Italia, “la liquidità degli ETF, per esempio sui bond, high yield e emerging markets, può essere superiore a quella del sottostante in quanto gli ordini degli investitori si inseriscono all’interno del bid-ask del market maker. L’ETF può quindi rimanere relativamente liquido anche quando il sottostante diventa, invece, illiquido. È importante notare che la selezione dello strumento basata esclusivamente sul TER potrebbe non risultare ottimale, empiricamente, ciò è facilmente dimostrabile constatando che esistono ETF con TER più basso che sono però caratterizzati da performance peggiori rispetto a ETF con TER più alto. Questo potrebbe essere uno spunto di riflessione per trovare spazi di miglioramento della MiFID II”.

In merito alla liquidità poi, Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs Italia, precisa che “oggi circa l’80% delle negoziazioni avviene OTC, direttamente tra asset manager/buyer e broker/dealer. La grossa novità è che ci saranno obblighi di trasparenza sui trade e sui prezzi che vengono mostrati alle controparti interessate”. Questo aumenterà la trasparenza, la liquidità e la possibilità di beneficiare delle stesse condizioni da parte di investitori sia retail sia istituzionali.