Bond vs azioni? Ecco chi vince nel tempo

toro wall street
foto: Emilio Labrador, Creative Commons, Flickr

Nell’universale ipotetica sfida dell’investitore, che spesso si trova tra dover scegliere se affidarsi ai titoli obbligazionari o a quelli azionari, solitamente la risposta è sempre la stessa: i bond sono in fondo asset più sicuri. Lo sanno bene anche gli investitori italiani, che hanno sempre preferito i titoli di Stato ai rischi del mercato azionario. In fondo i bond pagano a scadenza un tasso d’interesse predeterminato, garantiscono la restituzione del capitale o, ion caso di default, quanto meno una parte dell’ammontare investito. Il mondo azionario invece è soggetto a vari rischi e alla possibilità concreta di perdere, tutto o in parte, il capitale messo sul piatto.

Eppure c’è un’interessante analisi di Morningstar che sembra smentire il pensiero comune. Secondo John Rekenthaler, vice presidente del dipartimento analisi di Morningstar, gli svantaggi dei bond esistono eccome, anche se spesso sono più difficili da capire. “Questo perché gli interessi corrisposti dai bond sono espressi in termini nominali e non al netto del decurtamento prodotto dall’inflazione, e soprattutto perché gli investitori, in genere, sottovalutano l’impatto della variazione dei tassi di riferimento sul prezzo dei titoli obbligazionari”.

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Per dimostrare la sua tesi, l’analista senior mette a confronto le perfomance nominali annualizzate dei decenni dal 1870 al 2010 di stock e bond emessi nel mercato statunitense: “evidenziamo in giallo le performance tra lo zero e l’1,9% e in rosso quelle negative (quelle pari al 2% e superiori non sono evidenziate). In nessuno dei decenni presi in considerazione, l’investimento in obbligazioni ha pagato un rendimento inferiore al 2%, mentre quello azionario ha prodotto un ritorno inferiore ai due punti percentuali in due casi, negli anni 30 e nei primi dieci del 2000. I risultati di questa tabella potrebbero dunque dare sostegno alle convinzioni degli investitori più prudenti, ma se guardiamo agli stessi rendimenti espressi in termini reali, cioè al netto dell’inflazione, le considerazioni finali cambiano”, dice Rekenthaler.

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Nello specifico le azioni registrano una perdita solo in due casi, mentre i bond segnano tre decenni di perdite nell’arco di tempo considerato, come si vede nella tabella riportata sopra. L’analista sottolinea infatti che “guardando alla successione dei risultati, si nota come le oscillazioni del mercato obbligazionario siano più ampie rispetto a quelle dell’equity: dopo tre decadi di rendimenti mediamente alti, infatti, i bond hanno registrato due periodi negativi, tra il 1900 e il 1920, ai quali è seguito una lunga fase di sofferenza, dagli anni della seconda guerra mondiale fino alla fine dei ’70, mentre gli ultimi 35 anni sono stati decisamente positivi”.