Banca Leonardo, crescono i flussi derivanti dalla vendita delle aziende familiari

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Yareeh, Flickr, Creative commons

A seguito di globalizzazione e crisi finanziaria alcuni imprenditori hanno preferito capitalizzare sul patrimonio industriale costruito nel dopoguerra e vendere a gruppi internazionali. Parla Massimo Fortuzzi, responsabile Investimenti di Banca Leonardo.

In un contesto di tassi zero come sta variando l’asset allocation dei portafogli dei client private?
I portafogli sono stati da tempo diversificati mantenendo la componente azionaria vicino al benchmark  e introducendo nella componente obbligazionaria sia obbligazioni aziendali, con rendimenti elevati, sia obbligazioni denominate in valute diverse dall’euro, in modo da beneficiare da variazioni nei tassi di cambio capaci di aggiungere rendimento al portafoglio stesso.

Al di là dei tradizionali investimenti nei mercati finanziari come state diversificando la composizione dei portafogli dei clienti?
Il nostro approccio gestionale ha come principale obiettivo finanziario quello di preservare il capitale investito del cliente. Ne consegue che non assumiamo rischi in contesti con scarsa visibilità di ritorno. Attualmente non investiamo in prodotti di private equity, né direttamente nel mercato immobiliare. Per cogliere alcune opportunità presenti nel real estate utilizziamo prodotti che investono in società immobiliari quotate in Francia e Germania, in particolare fondi comuni gestiti da società specializzate francesi.

Come sono cambiati negli ultimi anni i flussi di ricchezza dei vostri clienti (meno dividendi dalle aziende di famiglie, più peso degli investimenti finanziari)?
La principale novità in ambito di creazione di ricchezza consiste nell’aumento dei flussi derivanti dalla vendita delle aziende familiari. A seguito sia della globalizzazione che della crisi finanziaria mondiale iniziata nel 2008 alcuni imprenditori hanno preferito capitalizzare sul patrimonio industriale costruito nel dopoguerra e vendere a gruppi internazionali. A questo fenomeno va contemporaneamente aggiunto il formarsi di nuovi patrimoni di origine professionale, riconducibili all’attività di nuove figure professionali come i consulenti specializzati o i manager nati negli anni '60 e '70.

Molti storici clienti private sono alle prese con il passaggio generazionale. Cosa vi stanno chiedendo le giovani generazioni?
Escludendo gli eredi di imprenditori che hanno venduto le loro aziende le nuove generazioni figlie di imprenditori che hanno mantenuto le proprietà aziendali richiedono la costruzione di portafogli diversificati a livello globale, sia per quanto riguarda gli attivi che in merito alle valute, e domandano gradi di collaborazione e trasparenza superiori rispetto al passato.

Il governo valuta una voluntary disclosure bis per il rientro dei capitali. Cosa ne pensa?
Il rimpatrio di capitali depositati all’estero è fortemente auspicabile al fine di aumentare gli investimenti nelle aziende di proprietà nonché per attivare nuove iniziative economiche. Riteniamo pertanto che la proposizione di una nuova voluntary disclosure sia un’iniziativa meritevole di supporto.