Occhi puntati sul cambio euro-dollaro

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Dmitry Ratushny, Unsplash

Il trend di apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro iniziato lo scorso aprile continua a tenere alta l’attenzione degli investitori. “Il movimento è stato particolarmente violento e in area 1,20 il cambio euro-dollaro ha raggiunto un livello vicino a quelli di equilibrio”, commentano da Anima SGR. Gli esperti, pur non escludendo una fase di consolidamento o lieve recupero del dollaro, nel medio termine credono che il rafforzamento dell’euro sia destinato a proseguire complici “il diverso posizionamento delle due aree nel ciclo economico e di politica monetaria, la solidità dei fondamentali dell’area euro e i massicci deflussi di capitale che hanno lasciato la regione durante la crisi del debito sovrano e che ancora non sono rientrati”.

Al braccio di ferro tra le due valute si aggiunge il pensiero delle mosse future delle Banche centrali. La Fed ha annunciato nell’ultimo meeting la graduale riduzione del suo bilancio a partire da ottobre e la prosecuzione sul sentiero della normalizzazione, con un probabile rialzo dei tassi a dicembre e altri tre nel 2018, dando indicazioni di un target nel medio-lungo periodo in area 2,75%. Tuttavia, la spada di Damocle che pende sul futuro della presidente Janet Yellen, che probabilmente dovrà passare il testimone a breve, potrebbe provocare incertezza sulla continuità delle politiche monetarie e volatilità nei mercati obbligazionari.

Da monitorare anche le prossime decisioni del presidente Donald Trump che ha recentemente annunciato l’intenzione di collaborare con i democratici su più fronti (come immigrazione e politica fiscale). Secondo gli esperti della SGR c’è da attendersi “una riaccelerazione della crescita e un risveglio delle pressioni inflazionistiche che potrebbero portare a un’accentuazione dei trend di aumento dei tassi e di apprezzamento dei mercati azionari”.

Dall’altra sponda dell’Atlantico, la stabile ripresa europea non si è ancora tradotta in un aumento convincente dell’inflazione. Nonostante i rischi di deflazione siano alle spalle, l’inflazione core ha registrato miglioramenti molto modesti (1,5% ad agosto e si prevede diminuisca verso la fine dell’anno) che rendono ancora necessario un elevato livello di accomodamento monetario.

Alla luce di quanto esposto e considerato rientrato il rischio geopolitico di una degenerazione del conflitto tra USA e Corea del Nord, da Anima consigliano ancora una volta di prediligere le asset class rischiose a discapito di obbligazioni e liquidità. Sui mercati obbligazionari gli esperti della SGR predicano cautela a livello globale. “Le prospettive non sembrano positive”, scrivono. “L’iniezione di liquidità si stabilizzerà e poi inizierà a scendere, lasciando un segno sui mercati obbligazionari”.

Guardando all’azionario, invece, il trend positivo mostrato dal mercato europeo caratterizzato da volatilità piuttosto contenuta si accompagna a dati economici in miglioramento negli Stati Uniti. A livello settoriale, il giudizio degli esperti dell’asset manager è costruttivo sui settori ciclici (tecnologia, banche, costruzioni) mentre vengono sottopesate le utilities e i consumi di base, storicamente penalizzati in fasi di rialzo dei tassi.

Guardando, nello specifico, all’Italia, da Anima sottolineano che “la ripresa del Paese appare ben strutturata e coinvolge sia i consumi interni che gli investimenti e l’export ed è associata anche ad un miglioramento del mercato del lavoro”. Il mercato azionario domestico ha registrato un +4,74 a settembre e le previsioni di crescita per il 2017 sono passate dallo 0,8% di inizo anno all’1,5%. A questo va aggiunta la lenta ripresa del settore bancario e il ruolo a sostegno all’economia reale svolto dai PIR.   

Gli emergenti si confermano miglior mercato azionario da inizio anno, favoriti dal sentiero di risalita dei tassi USA e dalla traiettoria del dollaro americano. “Nelle ultime settimane l’accordo tra Trump e i democratici e una timida ripresa dell’inflazione hanno elevato la probabilità di un ulteriore rialzo dei tassi per fine anno da 20% a 50% e dato stabilità al dollaro”. View positiva anche sulle borse asiatiche le cui società, a livello di fondamentali, hanno riportato ottimi risultati. Si guarda con attenzione alle elezioni che si terranno in Giappone il prossimo 22 ottobre, anticipate dal primo ministro Shinzo Abe che vorrebbe sfruttare il momento politico favorevole per prolungare il suo mandato e continuare a riformare il Paese.