Aletti Gestielle, dal 4 agosto parte il Gestielle Cedola Dual Brand

A partire dal prossimo 4 agosto arriva sul mercato un nuovo fondo di Aletti Gestielle SGR, il Gestielle Cedola Dual Brand, prodotto che è frutto di una partnership con Morgan Stanley. In altre parole Gestilelle si occuperà di fund selection e asset allocation ma affiderà a Morgan stanley la componente azionaria. Il comparto proporrà due cedole predefinite del 2% nel corso dei prossimi due anni (l’una nel 2015 e l’altra nel 2016). In seguito, secondo la formula delta/Nav, si calcoleranno eventuali performance sopra al 5% che saranno restituite con un massimo del 3%. Ci sarà un minimo del 10% con un massimo del 40% di componente dei fondi Morgan Stanley.In una visione positiva dei mercati si può arrivare anche al 50%.

Commenta Fabrizio Fiorini, direttore investimenti diretti del gruppo, durante una videochat dal titolo “Mercati finanziari tra aspettative e realtà”: “le scelte di Aletti discendono tutte da una visione strategica: esposizione contenuta ai tassi di interesse, mercato azionario praticamente a zero dato che l’equity deve aiutare a fare la cedola, non intendiamo correre dietro ai mercati che nei prossimi mesi vedranno una correzione mentre abbiamo aumentato la posizione sugli indici giapponesi con delle opzioni perché questo ci consente di andare sugli indici senza il rischio di cambio. Ci sarà comunque molta flessibilità nella gestione”.  Da un punto di vista macro e dei mercati, Fiorini fa sapere: “C’è un trend di consolidamento iniziato due anni fa, si sta assistendo ad un miglioramento economico con una politica molto accomodante delle banche centrali. Questa combinazione ha portato a rendimenti alti sulla parte equity e più bassi su bond. L’economia ha continuato a mettere a segno qualche miglioramento e da inizio 2013 le cose sono andate meglio. La Bce ha portato i tassi sui depositi in negativo e si è trovato conforto nelle manovre delle banche centrali.

Oggi l’economia è più forte di quanto non fosse un anno fa e le banche più espansive. Una consolidata crescita e un po’ di inflazione sono due aspetti che stridono con le aspettative del mercato. I tassi non rimarranno a questi livelli per sempre e le congetture alla base delle costruzioni dei portafogli devono essere riviste. L’anno comunque non riserverà grandi soprese sulle performance”. E aggiunge: “Il mercato oggi si aspetta che i prossimi interventi avverranno a metà 2015 mentre è importante che percepisca il cambiamento prima, in autunno. La banca centrale ha bisogno di rialzare i tassi per evitare effetti collaterali negativi e per avere nuove armi di fronte a una potenziale nuova crisi. Il rialzo dei tassi, insomma, avverrà prima di quanto il mercato si aspetta ma questo è un cambiamento a cui non siamo più abituati dato che, se vogliamo vedere quando i tassi sono aumentati l’ultima volta, dobbiamo risalire a sette anni fa”.

Infine un commento sulla politica europea: “Il parlamento europeo potrà dare una mano per allentare i cordoni su certi paesi ma sarà il tempo a fare il gioco principale. Con l’omogeneizzazione del sistema bancario dovrebbero riaprirsi i canali del credito”. Il gruppo non è troppo positivo sui mercati emergenti. Conclude il manager: “Il buon andamento degli emergenti è legato non tanto a ragioni endogene quanto a ciò che succede fuori dai mercati emergenti. Liquidità e velocità di circolazione non saranno abbondanti nei prossimi mesi come lo sono state nel passato e emergeranno debolezze strutturali: una settimana di volatilità dei mercati è sufficiente per bruciare il carry trade. Ha senso solo quando i fondamentali lo giustificano”. Quanto alla politica di Draghi e al rischio potenziale che con una nuova tranche di aiuti le banche finiscano ancora per fare carry trade, Fiorini dice: “Draghi sta correndo una gara molto più lunga dei 100 metri e che non si gioca in poco tempo. L’Asset quality review crea le condizioni per capire quanto potrà prestare il sistema bancario. Le banche dovrebbero essere in condizione di avere liquidità a basso prezzo e quindi a prestarla”.

Al termine, il direttore commerciale Fabrizio Carenini dice, in relazione al trend sempre più diffuso dei fondi a cedola: “È vero che le commissioni di uscita nella prima parte del prodotto possono essere in parte costose (anche se non chiedono vincoli), questo è un trend che ha rappresentato il 60% delle masse del 2013. Da noi ci sono fondi che oggi valorizzano più del 20% netti di performance. Questi fondi sono guardati con un po’ di sospetto perché si guarda alle remunerazioni per le reti. Ma queste e le commissioni di collocamento ci sono sempre state. Sono prodotti semplici da copiare, in molti casi le cedole sono predefinite e penso che continuerà il buon trend”.