Agosto volatile, in attesa di Jackson Hole

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foto: autor Rednuht, Flickr, creative commons

Tra il rischio geopolitico con venti di guerra in Corea e nuove disivsioni nella squadra di governo di Trump, ad agosto la volatilità si è risvegliata. E gli ultimi giorni saranno certamente ancora più decisivi, almeno secondo Andrea Delitala, head of euro multi asset e Marco Piersimoni, senior portfolio manager di Pictet AM. Tutto dipende dall’appuntamento chiave, il simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole previsto per il 24/26 agosto. “Draghi potrebbe offrire indicazioni di politica monetaria soprattutto alla luce dei recenti movimenti dell’euro”, spiegano i due esperti. “In seguito a un movimento di quasi 10 punti percentuali, le prospettive d’inflazione dell’eurozona rischiano di essere riviste al ribasso di diversi decimali, riportandole pericolosamente a ridosso di quota 1% nel 2018. In tal caso, riteniamo che la BCE sarà pronta a mettere in dubbio l’uscita dal QE, la cui comunicazione è attesa dal mercato durante i prossimi mesi. La Fed dovrebbe procedere gradualmente al rialzo dei propri tassi di riferimento, e potrebbe creare condizioni avverse agli attivi rischiosi nel momento in cui comincerà a ridurre il proprio attivo di bilancio interrompendo il reinvestimento automatico di cedole e proventi del proprio portafoglio titoli”.

In aggiunta ai dissapori sempre più forti e preoccupanti tra l’aministrazione USA e il regime di Kim Jong Un  c’è poi un altro evento potenzialmente pericoloso, secondo Delitala e Piersimoni: l’impasse politica a Washington. “Il raggiungimento del limite di debito emettibile al governo è previsto per settembre, e in assenza di un accordo sarà necessario il taglio di spese dell’amministrazione pubblica, la chiusura di uffici governativi e, nel caso estremo, di un default sui titoli di stato americani”, spiegano.

Al di là dei prossimi eventi, nel complesso la pubblicazione dei risultati aziendali è stata positiva con utili trimestrali al di sopra (mediamente del 5%) delle attese degli analisti. “a livello settoriale i tecnologici si confermano al primo posto”. “In Europa, soprattutto a causa del rafforzamento repentino del cambio euro/dollaro (quasi +9% negli ultimi 3 mesi), gli indici azionari hanno largamente sottoperformato quelli statunitensi sebbene il quadro macroeconomico e quello politico restino incoraggianti”, analizzano i due esperti di Pictet che poi concludono il quadro focalizzandosi sulla BCE: “riconosce un miglioramento delle prospettive di crescita, ma resta una cautela di fondo nella rimozione delle misure straordinarie implementate durante la crisi”.